Brano: [...] simile dedizione alle cose: in primo luogo, che le cose prendessero il vizio di schierarsi sulla pagina in meri elenchi impressionistici, paghe del loro fascino di apparizione; in seconda luogo che, maturando il poeta frammezzo alle conquiste liriche del suo tempo, quelle cose im parassero a organizzarsi in aggregati diversi dall'ordine naturale, a comporre stemmi o analogie di ci() che le parole non sanno dire, o il poeta rifiuta di confidare. Ma Saba possedeva, per motivi che accenneremo, una congenita immunità contro quei pericoli.
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Nella sua poesia le cose, rimanendo fedelmente identiche a se stesse, articolano subito un discorso del tutto esplicito, che pronunzia e sillaba tutti i suoi nessi: cioè i nessi delle cose tra loro, e delle cose col nostro sentimento, nonché il modo come queste cose entrano a far parte dei nostri eventi, divenuti essi stessi cose da toccarsi con mano. Un cantare, dunque, che è anche un discorrere, perché in Saba le cose che si fanno poesia non sono soltanto viste o sentite. Sono anche p[...]
[...], il movimento appartiene senza dubbio alla Lina, protagonista della poesia; ma potrebbe essere anche di Santuzza o della Mena. E in quale punto, divenuto irreperibile, di Nedda o di Vita dei campi avevamo sentito prorompere questa rabbia d'amore: « quante lacrime m'ero ribevute alla salute del mio vile cuore! », di una platea
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litá veramente rusticana, che riesce a portarsi in una limpida, insperata posizione di canto?
Ma Saba, appunto perché introduceva, lui per il primo, un verismo genuino nella poesia lirica, doveva garantirsi che ne venisse fuori una poesia di quella buona, con le carte in regola. I dati di cui disponeva (la sua cultura, le sue letture, le ha raccontate lui a più riprese negli scritti in prosa) non gli offrivano che una possibilità: controllare se quella ispirazione era capace di ricostruire le forme esemplari della poesia italiana. E allora, eccolo arruolato nel suo tradizionalismo di stampi metrici, di ossequi linguistici. Una poesia di cose, che lo ha vincolato a una ortodossia passatista di[...]
[...]ome. Sono i librettisti di melodrammi. Dovevano anch'essi trovare, come che fosse, una conciliazione tra quel realismo di fondo, che fece la gloria del melodramma, e una certa nobiltà, anche se balorda, di eloquio e di verseggiatura, che non sfondasse troppo sguaiatamente la linea del canto. Un lustro di parole che stava alla materialità del contenuto come lo sfarzo e stravaganza dei costumi alla psicologia elementare, schematica dei personaggi. Ma Saba, con ben altre responsabilità, non doveva lui pure ottenere una conciliazione tra la prepotenza quasi autonoma delle cose che gli premeva di nominare e le misure del canto che aveva bisogno di adeguare ? Niente di straordinario che dalla sua memoria di antico e appassionato frequentatore di teatri d'opera, i librettisti si siano riaffacciati ad ammiccargli, a dargli qualche consiglio del tutto generico. Nessuno si scandalizza che Dostojevski abbia imparato certe manovre del romanzesco dai suoi dilettissimi Misteri di Parigi, o certe ricette di sceneggiatura dalle pochades francesi. Nella qual[...]
[...]tà dei risultati avrebbe sempre meglio accertato la plausibilità del suo « metodo » : che era, appunto, il metodo del melodramma.
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Se, arrivando adesso a Trieste, ci fosse dato ancora di incontrare Saba, se potessimo passeggiare con lui per una via scelta a caso, e il caso per noi avesse scelto proprio la via che si chiamerà Umberto Saba, forse tenteremmo di raccontargli le cose che qui abbiamo cercato di dire. Potrebbe darsi che a tutta prima Saba si sdegnerebbe per i possibili equivoci della parola « melodramma ». Poi probabilmente farebbe il broncio avverso 'di quando era contento e per la prima volta, forse, nella nostra lunga amicizia, accetterebbe queste nostre ultime conclusioni su di lui. Seppure non se lo disse, egli arrivò molto vicino a sentire di aver battuto la grande via italiana del melodramma, con un'impresa che poteva parere d'altri tempi, e viceversa era nuova e per tanti aspetti anticipatrice nella poesia. Gli parve che la più autentica chiave per capirlo l'avesse data Quarantotti Gambini, quando lo aveva avvicinato a[...]